giovedì 6 ottobre 2011

Il suo sguardo si perdeva,distante,come quando si osservano colline lontane dal finestrino di un auto,in uno di quei viaggi che sai ti lasceranno l'amaro in bocca,che ti portano lontano dal posto che chiami casa,che ti mettono davanti alla vita,quella orribile sciagurata vita che cerchi in ogni modo di evitare.
In quel momento,in quell'attimo,cosi vagava il suo sguardo attraverso il vetro dell'autobus,verso un punto indefinito fatto di ricordi.
Non tutti la notavano;non è una di quelle donne piene di feromoni di cui si sente l'odore  a KM di distanza.Lei è,invece,metà reale e metà irreale;quasi scompare nel mondo creato dal suo pensiero.
Non è un'impronta forte della vita.
Sembra quasi di passaggio tra la gente,gente semplice e tutta uguale che non la vede,non vede il suo continuo apparire e scomparire tra il qui e il là,tra la vita vera che disprezza,e il sogno cui sempre anela.
E si perde,e si mimetizza.
Solo occhi attenti,occhi da sognatore possono,se non presi dall'Ego,scorgerla in tutto il suo fascino,nel suo essere li e non li;possono andare oltre la maschera che ogni giorno indossa per rendersi visibile a chi,povero mortale,non ha mai provato l'emozionante incontro con il lato buio della vita.

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