Tacchinardi a Calcio GP: "La Juve agli juventini. Marotta ha le sue responsabilità. Ora servirebbe Vialli
E' sempre stato juventino dentro, Alessio Tacchinardi, fin dalla nascita. Colori che scorrono più forti che mai, continuamente, nelle sue vene perché “mi sono sentito sempre uno della Curva, ho gioito, sofferto e lo faccio ancora con loro, i miei tifosi”. Giocava accanto a gente del calibro di Zidane, Davids, Deschamps, ma non si faceva mai intimorire dal blasone altrui anzi era il primo a lottare, la sua grinta non aveva eguali, rubava palloni e subito impostava, da vero e proprio leader. Ha passato lunga vita alla corte della “sua” Dama, donandole tutti gli ornamenti più belli, tutto quello che c’era da conquistare. L’unico suo rimpianto è stato quello “di non aver chiuso la carriera nella mia squadra del cuore, ci tenevo tanto, ma se poi mi dicono che dovevo fare la riserva a Tiago e Almiron…”. Parole d’amore, di rabbia, tristezza. Frasi da juventino vero. Concetti e pensieri che emergono ancora oggi, tanto che Alessio in esclusiva a Gp parla di “disastro, confusione ed errori imperdonabili” per spiegare quello che sta succedendo alla Vecchia Signora e invita a trovare la possibile soluzione alla crisi coniando il seguente motto: “Dare la Juventus agli juventini, dal settore giovanile alla prima squadra…”.
NON ti prendevi quasi mai le luci della ribalta, eppure sei sempre stato uno dei primi ad essere acclamato dai tifosi. Perché?
«Avevo un grandissimo attaccamento alla maglia. Finita la partita, sia dopo una vittoria che una sconfitta, andavo sempre sotto la Curva, a ringraziare la mia gente. Loro ti sostengono sempre se dai l’anima in campo, sanno che ci sta se qualche volta non vinci, ma devi sputare sangue per questi colori, la maglia bianconera pesa tantissimo, non tutti lo sanno…».
RICORDI una vittoria particolare, una di quelle capaci di “lasciare il segno”, fondamentali per dare il via al vostro ciclo vincente?
«Mi viene subito in mente la vittoria in rimonta, dallo 0-2 al 3-2, contro la Fiorentina. Quello è stato uno spartiacque importante per il nostro futuro vincente. Dieci giorni fa, poi, ho visto anche un’altra partita che ha fatto la storia, Milan-Juventus 1-6… Che nostalgia ragazzi, che squadra…».
LA squadra che oggi sembra lontano anni luce e il problema maggiore è “chissà quando la rivedremo”, dicono i tifosi. Che sta succedendo?
«Mi piange il cuore a vedere la Juve in questa situazione. Non si possono perdere partite come quelle contro il Lecce e contro il Bologna dove una sola punta, Di Vaio, si prende beffa di tutta la difesa…Roba da non crederci. Ai miei tempi dopo certe figuracce stavamo male tutta la settimana e il match successivo scatenavamo in campo tutta la rabbia, da veri leoni. Qui non vedo, sinceramente, nessuna via d’uscita, ma le colpe non sono solo di una persona, dell’allenatore, vengono da lontano…».
HAI detto che Del Neri non è il principale responsabile di questo tracollo. Lo ritieni, quindi, uno da Juve?
«Assolutamente no. E’ un grande lavoratore, molto umile ma non è da Juve. Alla Juve serve gente vincente, di grande personalità. Uno juventino…Ribadisco, comunque, che non è solo Del Neri il vero problema, se va via lui anche altri avranno fallito…».
TI riferisci a Marotta?
«Certo, anche lui ha le sue responsabilità. Ha acquistato buoni giocatori, ma nessuno in grado di fare la differenza. Con tutto il rispetto per Motta, Martinez, Pepe, Barzagli, Toni, io avrei speso sessanta milioni per comprare due campioni, in grado di fare la differenza e portarti minimo in Champions. Il Milan ha preso Ibra a ventiquattro milioni, Robinho a diciotto, Boateng gli è stato quasi regalato…Ho detto tutto. Se in una squadra hai la spina dorsale forte, ovvero hai almeno un giocatore di valore in ogni reparto anche quelli che gli girano attorno fanno la loro figura. Nell’ultima Juve di Capello c’erano Cannavaro, Emerson e Ibrahimovic… Qui non vedo nessun leader».
COSA pensi invece di Andrea Agnelli?
«Persona straordinaria, juventino dentro, un vincente. Sono sicuro che riporterà la squadra ai vertici, i tifosi devono tenerselo stretto. Nessuno come lui ama la Juventus».
SOSTIENI, comunque, che l’origine dei problemi attuali ha radici lontane…
«Tutto ha inizio dopo l’allontanamento di Deschamps. Anzi no, quando hanno portato alla Juve Cobolli Gigli e Blanc. Due figure che non c’entrano niente con il calcio…Anche Didier l’ha capito, infatti se n’è andato. Se tu chiedi di comprare gente di valore e poi ti comprano Tiago e Almiron come reagiresti?... Al ritorno dal prestito biennale in Spagna (al Villareal ndr) la mia intenzione era quella di chiudere la carriera alla Juve, ma se poi la dirigenza ti dice che non facevo più parte del progetto, allora capisci che è meglio andare da un’altra parte. Strano però che uno che ha giocato con Zidane e Davids non trovi posto quando hai in rosa i vari Tiago, Almiron. Lì ho capito che stavano cominciando a distruggere tutto».
CHE nostalgia canaglia di Luciano Moggi si direbbe in questi casi…
«Beh, che dire…Stiamo parlando del migliore direttore sportivo di tutti i tempi. Normale che tutti lo rimpiangano. Ma non solo lui, anche uno come Giraudo manca a questa società. Il Direttore sapeva mantenere tutti sulla stessa lunghezza d’onda, andava d’accordo con tutti, Birindelli, Pessotto, Davids. Riusciva a comprendere e a capire i caratteri di tutti. Ricordo, ad esempio, che, quando all’età di 24-26 anni non trovavo molto spazio tra i titolari e manifestavo la voglia di andarmene, la sera mi portava a cena e riusciva sempre a calmarmi, da grande psicologo. Perché lui era anche quello, insomma un punto di riferimento. Non aveva soldi per fare il mercato, ma lo sapeva fare. Noi avevamo in panchina un certo Michele Padovano che quando entrava spaccava le partite, Birindelli, Pessotto, Zalayeta. Con questi giocatori abbiamo sbancato il Camp Nou (nei quarti di Champions 2002-03 1- 2 ndr)…».
E poi dicono che ai tempi della Triade si vinceva perché si era aiutati dagli arbitri…
«Non scherziamo. Possono dire quello che vogliono, la Juve è sempre stata la più forte. Quando l’Inter veniva a Torino giocava da provinciale, pensava solo a difendersi. L’ho battuta anche quando ero al Villareal (negli ottavi di Champions del 2006 ndr) e da favorita si comportava sempre allo stesso modo. Voglio lanciare una provocazione. Se i dirigenti della Juve nel 2006 avessero detto che la squadra fosse ripartita dall’Interregionale (l’attuale Serie D ndr), volevo vedere se poi non ci facevano rimanere in A con una penalizzazione ma con gli scudetti al suo posto. Lo sbaglio è stato fatto all’inizio, la rinuncia a ricorrere al Tar. E’ stato come ammettere le proprie colpe… ».
IL tuo nome fa parte delle cinquanta stelle del firmamento, dei giocatori che hanno fatto la storia di questa gloriosa società, che dalla prossima stagione rimarranno scolpite per sempre nella nuova casa bianconera.
«Prima di tutto voglio ringraziare di cuore tutti i tifosi juventini per questo riconoscimento. Non vedo l’ora di riabbracciarli, sono unici. E’ il coronamento di tanti anni spesi dando tutto, anima e cuore per questa società. Il mio desiderio è quello di vedere ancora oggi tanti miei ex compagni al servizio della Juventus, a partire già dalle giovanili. Sarebbe il giusto riconoscimento per quello che abbiamo fatto».
“LA Juventus agli juventini”, questo è il tuo motto. Quale “juventino” vorresti sulla panchina bianconera, dato che Del Neri, a meno di improbabili ribaltoni, andrà via?
«Ritengo che l’unico in grado di allenare la “mia” Signora, in questo momento, sia Gianluca Vialli. Persona dal grande carisma, dalla forte personalità. Somiglia molto a Lippi e anche a Mourinho. Può dare fastidio ad alcuni perché lo soffrono, ma è un vincente nato».
IN questi ultimi mesi a tenere banco è stata la telenovela sul rinnovo di un tuo ex amico e compagno, Alessandro Del Piero. Ti è piaciuta la sua presa di posizione?
«No. Perché conoscendo Alex, sono sicuro che saranno sorti dei problemi con la società per arrivare a dire certe cose pubblicamente. Non è nel suo stile, evidentemente qualcosa sarà successo. Uno come lui merita un altro trattamento, anche qui non ci hanno fatto una bella figura…».
PARLIAMO ora della possibilità di assegnare la maglia del mitico Scirea a Giorgio Chiellini. Sei d’accordo?
«Giorgio è l’unico che incarna i valori della vecchia guardia, lo spirito Juve. La meriterebbe, ma sarebbe più giusto toglierla. Se hanno ritirato quella di Maldini, figuriamoci per Scirea…». FUTURO tuo e della “tua” Juve. Cosa prevedi e dove ti vedi. «Al momento alleno gli allievi del Pergocrema, la squadra della mia città. Il mio sogno è quello di allenare tra quattro, cinque anni la Juventus dei grandi… Dico ai tifosi di avere pazienza. Soffro con loro, purtroppo non vedo futuro in queste condizioni, altro che Champions… ».
Nessun commento:
Posta un commento